Forse a causa del più concreto ruolo che le aziende assegnano alla formazione, che sempre più pone tutti noi nella necessità di fornire contributi pratici e spendibili nel lavoro, in luogo di modelli teorici e forse anche per una certa stanchezza dell’aula, lo sforzo di ricerca di nuovi strumenti e tecniche è in questi anni notevolmente aumentato. Se negli anni ’70/‘90 infatti, la formazione manageriale non ha subito grandi sconvolgimenti, vi è stato in questi ultimi dieci/quindici anni un repentino evolvere verso forme non tradizionali, tutte orientate nella direzione del "superamento dell’aula". In tal modo, se da un lato si sono ripescate tecniche come l’out door, nate negli anni ’40, si sono dall’altro inventate tecniche nuove e sempre più accattivanti che, dal rafting o dall’escursione guidata, arrivano all’utilizzo del teatro e dal coaching, arrivano alla guerra tra squadre virtuali in internet. Tale fiorire di idee, se costituisce un indubbio vantaggio per tutti coloro che operano in questo campo, rischia però di divenire fonte di confusione per coloro che debbono scegliere tra tali strumenti, non essendo più così netto il limite di cosa si possa considerare proprio della formazione e soprattutto per cosa i diversi strumenti possano ritenersi utili.

Considerando la varietà di tali metodologie, che non sempre và di pari passo con una puntuale chiarezza circa le finalità delle stesse, riteniamo forse non superfluo il presente contributo che, seppure non esaustivo, può costituire una guida per coloro che hanno meno opportunità di seguire le novità o un semplice spunto alla riflessione per coloro che, per necessità o virtù, cavalcano l’onda del meno noto.

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