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Dalle carriere professionali alle carriere transitorie - tam tam 16 - 2001

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Programmare le carriere, pianificare percorsi di sviluppo professionale, gestire la crescita delle persone nelle organizzazioni, se negli anni '80 e' 90 era al centro dell'attenzione, affollando le sale di convegni e seminari così come le pagine delle riviste nazionali ed internazionali, sembra oggi un tema non più attuale di rilevanza non più strategica. E' corretto seguire tale tendenza o vale la pena sollevare ancora il dibattito? In altre parole ha senso parlare oggi di carriera o è forse meglio lasciare tale argomento a tempi migliori?

Se pur è vero che in una contingenza economica e di mercato difficile come quella attuale, dove le sorti delle aziende non sono chiare neanche a coloro che le dirigono e dove quindi non è più tanto facile programmare il futuro delle strutture organizzative e delle persone è d'altra parte anche vero che gli individui per lavorare e per continuare ad impegnarsi hanno bisogno di incentivi essendo più che mai ragionevole per ciascuno desiderare di migliorare le proprie condizioni economiche e di lavoro.

A fronte di tale considerazione, che ripropone oggi più che mai il tema della gestione della motivazione, parlare di carriera ha per noi rilevanza primaria essendo evidente che, se si desidera impegno, creatività, iniziativa e lealtà, oggi così essenziali alle aziende per sopravvivere, è necessario però anche offrire qualcosa in cambio oltre il semplice salario.

Se si conviene su tale prospettiva, appare tuttavia anche necessario approfondire il tema risultando evidente che ciò che ha caratterizzato il concetto di carriera fino ad oggi rischia di non essere più utilizzabile nell'immediato o nel futuro.

Per meglio comprendere il modo in cui la carriera può essere oggi intesa e pensata proviamo a delineare le linee evolutive del concetto negli ultimi trent'anni.

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