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Dai Corsi a Percorsi formativi - tam tam 26 - 2006

di P. Augugliaro, M. Cantale, M. Sacripante - Esperti in Outdoor Training, N. Daffinà, A. Milea - Esperti in Teatro d'Impresa S. Dini - Esperta in Coaching

Se si osserva l'evoluzione che la formazione manageriale ha avuto non si può che rimanere colpiti dai profondi cambiamenti cui si è assistito negli ultimi quaranta anni: dalla formazione classica degli anni '70, in cui l'aula era intesa quale "passaggio di conoscenze" ed in cui il fulcro delle attività era costituito dalla lezione, si è passati, infatti, all'aula quale "laboratorio" degli anni '80, in cui la formazione assumeva il significato di "acquisizione di capacità" ed in cui grande rilevanza assumevano i metodi attivi quali i casi ed i role playing. Se la formazione viene intesa negli anni '80 come acquisizione di capacità, cambia però, negli anni '90, il modo in cui l'erogazione viene pensata, venendo posto in crisi il concetto di aula quale luogo elettivo dove apprendere, con la proposizione, al suo posto, del contesto reale di vita. Se infatti la formazione cessa di essere passaggio di conoscenze per acquisire il significato di "occasione di autosviluppo" viene, di fatto, meno la necessità di un luogo edulcorato dove pensare, per far posto alle occasioni che la stessa vita propone, intese quale palestra dove sperimentarsi. Coaching, teatro d'impresa, outdoor training, così come rafting, regate ed esperienze estreme, si affiancano, in tal modo, ai più tradizionali corsi svolti in aula, proponendo sempre più le esperienze di tutti i giorni quali momenti di crescita in uno sforzo, quasi ossessivo, di rendere la formazione sempre meno staccata dalla quotidianità e sempre più vicino al contesto reale del discente.

DAI CORSI AI PERCORSI

A fronte di tale evoluzione, che ha di fatto ampliato l'offerta formativa e che ha quindi esteso il ventaglio di metodologie a disposizione dell'utilizzatore, non vi è stato ai nostri giorni, un sufficiente sforzo di chiarificazione circa la finalità delle diverse strumentazioni, essendo le stesse utilizzate più per la loro innovatività che non per la loro reale utilità. Anche là dove vi sia stato un utilizzo corretto di tali metodologie, è in molti casi mancata una linea guida per il loro impiego, essendo, in genere, le esperienze giustapposte, senza un criterio di integrazione come ad esempio la "funzione d'uso" degli strumenti. Per fare in modo che le diverse tecniche si integrino e possano ognuna apportare un contributo specifico a chi ne beneficia, in un progetto di sviluppo della persona guidato, occorre, a nostro avviso, fare uno sforzo in più della semplice scelta in base alla finalità di impiego, cercando di cogliere le possibili logiche di integrazione e di utilizzo in una visione progettuale. Questo nostro auspicio, che da una logica di formazione quale "corso" o evento, passa ad una logica di "percorso" e che da una logica di giustapposizione, si orienta ad una logica di fusione o blending delle diverse tipologie formative, richiama, tuttavia, alla necessità di dare una struttura logica alla progettazione, tale da rendere possibile l'integrazione delle diverse esperienze proponibili in un insieme coerente.

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